Facile
“Per la sua caratteristica forma poetica che, con grande sensibilità, ha interpretato i valori umani nella prospettiva di una vita senza alcuna illusione”
Poeta e scrittore italiano di spicco del panorama culturale italiano del Novecento. Nel 1975 ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura.
Nell’aprile del 1936, il poeta sestrese Giovanni Descalzo, spinto dal desiderio di rivedere Montale e avvicinarsi meglio al suo spirito, accetta l’invito di Lucia Rodocanachi e si reca ad Arenzano per partecipare, il lunedì di Pasqua, ad un incontro conviviale tra scrittori e artisti. Ma già durante il viaggio in treno, compiuto assieme a Montale e Carlo Bo, aveva cominciato a sentirsi a disagio; l’ambiente salottiero dell’incontro finisce col disgustarlo; e di Montale scrive piuttosto acidamente nel suo diario: “Montale m’ha deluso assai più della prima volta. Non sente che il suo dolore al piede sinistro, alla gamba destra e non so più a quale altro punto del corpo. Tutto ciò che accade, l’intensità con cui si vive, non lo distrae dalle sue piccole sofferenze che ha bisogno di esternare ogni tanto con un lagno o con un sorriso agro a fior di labbra”. L’unico momento in cui i due parvero avvicinarsi a una comunicazione, e scaldarsi del reciproco calore umano, è dato da un pomeriggio trascorso assieme in una apprezzabilissima osteria di Sestri Levante.
“Un tributo alla consumata capacità artistica, permeata dall’idealismo, che egli ha dimostrato durante la sua lunga carriera produttiva come poeta lirico, drammaturgo, novellista e scrittore di storie brevi famose nel mondo.”
Scrittore, poeta e drammaturgo tedesco. Tra le sue opere si annoverano romanzi, racconti, poemi e circa una sessantina di drammi. Questa poliedricità lo ha portato ad essere un personaggio di spicco del panorama letterario tedesco del suo tempo, tanto che nel 1910 venne insignito del Premio Nobel per la letteratura.
Paul Heyse, molto attento alla letteratura italiana, ebbe per noi il merito di far conoscere Leopardi in germania: scrisse uno studio critico Leopardi’s Weltanschaaung premesso alla prima edizione di Giacomo Leopardi deutsch von P. Heyse, in due parti (Hertz, Berlin 1878). Heyse fu ripetutamente a Sestri, ove strinse amicizia con i maggiorenti del luogo, segnatamente con il Parroco Vincenzo Podestà, poeta e studioso locale.
I sestresi, in occasione del suo 80° compleanno, inviarono ad Heyse una artistica pergamena stilata dal pittore Ferrea e sottoscritta dal Sindaco Dott. Bo nella quale era scritto:
“Al grande poeta e artista Paolo HEYSE, nella fervente primavera della natura e dei ricordi, plaudono per l’80° compleanno il vecchio amico Vincenzo Podestà, i sestresi ed i connazionali festanti. Questo lembo di Ligure terra che hai amato, o poeta, e che serba l’immagine tua, augura perenne alla tua nobile anima il sorriso del suo cielo, la gloria del suo sole e del suo mare.”
Sulla bella costa orientale del mar ligure, proprio quasi a metà tra Genova e Spezia si protende tra i flutti del mare azzurro un ripido promontorio, ombreggiato di magnifici pini, che nessuno, che in passato abbia preso questa strada, ha lasciato di visitare. Infatti nella cittadina, che si è sviluppata sulla lingua di terra fra la baia profonda e oltre, nella valle all’interno, abitata da marinai e gente umile, si fermavano regolarmente i vetturini che giungevano da sud o da nord, sia soltanto per concedere ai loro passeggeri e cavalli il riposo di mezzogiorno o per fare qui tappa per la notte. Allora il viaggiatore saliva per il vicoletto lastricato verso la villa del Marchese Piuma e camminava, attraversando i lunghi sentieri del giardino, verso l’altura dei pini, per godere là, tra cespugli selvaggi, prunai di aloe e tamerici, della vista sul mare, indicibilmente bella, e indirizzarsi poi all’antico castello e al camposanto con i muri a strisce bianche e nere, davanti alla discesa dall’altra parte, dove, dal pendio al di là, guarda giù familiarmente l’antico convento dei cappuccini, tra cipressi e olivi, e sotto si innalzava presso la spiaggia la meravigliosa chiesa solitaria e il muro dell’ospedale, dipinto di rosso, e le case di Sestri, intonacate di bianco si specchiano sulle onde tranquille. […] Quando la parte più calda del giorno era passata, andavo lungo la spiaggia presso i cordai che lavoravano alacremente e davanti alle donne che facevano le reti nella strada principale, a leggere l’Opinione nell’unico caffè indescrivibilmente povero, e salivo poi al Convento dei Cappuccini, dove, nonostante l’odore monacale di tabacco da naso e cipolla, mi trattenevo per ore intere con alcuni vecchi confratelli dalla lunga barba che, posti là in estinzione dal governo dell’Italia unita, prolungavano abbastanza stentatamente la loro modesta esistenza, mentre gli spazi principali del loro convento sono stati trasformati in una scuola e non si fa nulla per restaurare i muri delle celle che si sbriciolano. Quando alla sera scendevo sulla spiaggia, mi sedevo su una panchina di pietra, mentre la luna rosso oro ardeva quasi festosamente incombente sull’orizzonte e guardavo come gli scolari gettavano sugli scogli i loro calzoncini e le loro camiciole di lino e come una schiera di bianchi ranocchi si tuffavano nei flutti turchino scuri, insegnando i più grandi ai più piccoli a nuotare e tuffarsi. I pipistrelli frullavano sulle teste vicino a loro, lontano sul mare svaniva una vela silenziosa, un pungente odore di salsedine, catrame e pesce si diffondeva sulla costa e veniva dissipato quando cominciava a soffiare la più fresca brezza notturna. Erano belle queste sere, belle e tranquille. Forse resterà così quando l’ultimo dei buoni Cappuccini riposerà nel chiostro accanto ai cipressi e il nuovo Agostino, invece che in maniche di camicia, porrà sul tavolo il fritto misto in marsina nera?
“Seguendo la tradizione dei giullari medioevali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi”
E’ stato un drammaturgo, attore, regista, scrittore, autore, illustratore, pittore, scenografo e attivista italiano. Le sue opere teatrali, imperniate di tratti distintivi della commedia dell’arte italiano, sono rappresentate in tutto il mondo con successo. Mentre i suoi testi riflettono il suo profondo impegno politico (di sinistra), attraverso elementi di satira sociale e politica.
Nel 1997 vinse il Premio Nobel per la Letteratura.
Nella stessa sala nella quale, nel 1962, ebbe luogo la prima mondiale del film L’Angelo sterminatore di Luis Bunuel, poi premiato a Cannes, va in scena, il 1 ottobre 1969, Mistero buffo, monologo in atto unico quasi interamente recitato in grammelot da Dario Fo.
L’opera, geniale nella stesura e nell’esecuzione, non solo costituisce una svolta nella produzione artistica personale di Dario Fo, ma introduce un profondo rinnovamento nei modi di «fare teatro». Il teatro diventa, nella concezione e nella pratica di Fo, arte totale e militante: ove il dotto recupero della tradizione delle giullarate consente al comico di esprimere, grazie al violento scoronamento carnascialesco, una potenzialità eversiva normalmente repressa.
Fo venne a Sestri, cittadina a quel tempo segnata da una forte presenza industriale (oltre 5000 occupati nell’industria su una popolazione di 20000 persone), invitato dal sindacato e spinto dalla volontà, espressa durante la presentazione di un ciclo di commedie che sarebbero andate in scena, a scadenza serrata, dopo il Mistero buffo, di privilegiare un pubblico operaio rispetto a quello borghese consueto: «Sono stanco – disse pressappoco in quella occasione – di prendere a schiaffi i borghesi e di essere ripagato dai loro applausi. Voglio raggiungere un pubblico diverso e gettare la sfida di una provocazione costruttiva a chi ha il compito storico di raccoglierla e correggere le storture che denuncio».
Il pubblico sestrese, che accolse con entusiasmo Mistero buffo e alcune commedie, reagì molto male, invece, a uno spettacolo teatrale nel quale si rappresentava lo sfruttamento del lavoro a domicilio da parte di cooperative legate, seppure indirettamente, al PCI. La platea, composta in prevalenza da militanti comunisti, ciascuno dei quali parve sentirsi offeso personalmente, finì per sommergere lo spettacolo sotto grida indignate (tipo:- «io ho fatto il partigiano!») che rivendicando la propria onestà personale rifiutavano di accettare anche solo il confronto con l’assunto della commedia, che aveva peraltro il taglio di una sorta di teatro-inchiesta molto originale. Qualcuno dei presenti cercò di placare gli animi, ma non ci fu niente da fare: lo spettacolo dovette essere sospeso. Chi provò a portare la propria solidarietà a Franca Rame arrampicandosi sull’incerta scaletta del palcoscenico la ricorda, nel misero camerino che le era stato assegnato, in lacrime, affranta, impermeabile a qualsiasi parola di consolazioni.
“In riconoscimento della sua fertile, varia ed eccelsa produzione nella sfera dell’arte drammatica”
Poeta, drammaturgo e romanziere tedesco. Nel 1912 venne insignito del premio Nobel per la letteratura.
Madonna, quante volte al tuo sacrario,
Della nordica notte mi traesti;
Oh quante, dico, e non ho mentito
Ché una volta vale qui per cento.
Beata vetta, ove nel marmo splendi,
Dal vigore del sole penetrata,
Dalle punte dei pini avvolta,
E profumata come un dolce vino.
Tu mi conosci, Vergine diletta,
M’attendi come fido cavaliere
Ché in te nel meriggio mi riscaldi.
Tu, che benigna miri ogni minuzia,
Concedimi una volta ancor la gioia
Di toccar con un bacio la tua grata.
Sestri Levante, 1921
Personaggio centrale della cultura cattolica in Italia, animatore, fra il 1930 e il 1940. della rivista «il Frontespizio», fondatore nel 1941 della casa editrice «Edizioni di Storia e Letteratura», incuriosito dal sonetto di Hauptmann, domandò all’amico Carlo Bo, critico letterario sestrese, autore del saggio Letteratura come vita (1938) e punto di riferimento del movimento Ermetico, se potesse fornirgli qualche notizia sul «sacrario» al quale rende un così commosso omaggio lo scrittore tedesco.
Carlo Bo rispose:
“[…] Potrebbe in ultima ipotesi essere una cappella dedicata alla Madonna su una collina assai graziosa che un tempo era meta delle passeggiate degli stranieri (Sestri era una colonia invernale dei tedeschi e lo stesso Hauptmann andava all’albergo Jensch, e mi ricordo benissimo della sua figura): la località si chiama infatti “la Madonetta”.
“In riconoscimento del suo contributo allo sviluppo della telegrafia senza fili”
Fisico, inventore, imprenditore e politico italiano. A lui si deve lo sviluppo di un efficace sistema di comunicazione con la telegrafia senza fili via onde radio o radiotelegrafo che ottenne notevole diffusione, la cui evoluzione portò allo sviluppo dei moderni sistemi che utilizzano le comunicazioni senza fili, che gli valse il premio Nobel per la fisica nel 1909.
Sul cocuzzolo della penisola di Sestri Levante, sulle fondamenta di un’antica torre di avvistamento, sorge la “Torre Marconi”, compresa attualmente nel Parco di quello che oggi è il Grand Hotel dei Castelli, realizzato negli edifici costruiti dall’industriale piemontese Riccardo Gualino.
Il manufatto, di sezione circolare, ha un’altezza di circa 10 metri su tre piani, ed è interamente in mattoni. Dopo secoli di abbandono la Torre è stata nuovamente utilizzata nel corso del Novecento, grazie alla sua posizione strategica sul mare: Riccardo Gualino, comprata gran parte della penisola dai marchesi Piuma, storici proprietari, vi realizzò una magnifica villa, articolata in più corpi. Amico di Guglielmo Marconi, gli mise a disposizione la torre, dove lo scienziato condusse numerosi esperimenti tra il 1932 e il 1934.
Il 30 luglio 1934, alla presenza di tecnici, ufficiali della Marina Italiana e Inglese e di numerosi rappresentanti della stampa, Marconi coronò con successo i suoi esperimenti sulla possibilità di utilizzare le microonde per ottenere un sistema di radiotelegrafia da applicarsi alle navi in condizioni di scarsa visibilità o nulla: salpata da Santa Margherita, la nave Elettra si diresse verso Sestri Levante, sul cui promontorio era stato installato il radiofaro; a circa 800 metri da questo si trovavano disposte due boe distanziate tra loro di 100 metri, tra le quali l’Elettra passò con precisione, guidata unicamente dai segnali emessi dal radiofaro.
In onore dello scienziato e in memoria dei suoi esperimenti il golfo Tigullio è indicato come «Golfo Marconi» su tutte carte nautiche dell’Istituto Idrografico della Marina.
“Per la sua poetica lirica, che con ardente classicità esprime le tragiche esperienze della vita dei nostri tempi”
Poeta italiano, esponente di rilievo dell’ermetismo. Ha contribuito alla traduzione di vari componimenti dell’età classica, soprattutto liriche greche, ma anche di opere teatrali di Molière e William Shakespeare. È stato insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1959.
Attorno a Carlo Bo (1911-2001), uno dei maggiori critici letterari del ‘900 europeo e nume tutelare del movimento ermetico, si riunirono i massimi intellettuali e poeti italiani: la sua casa di via XX settembre, zeppa di libri, ospitò Sbarbaro, Montale, Quasimodo, Gadda, ecc.
In questa foto, scattata sulla spiaggia di Sestri Levante, si riconoscono, da sinistra, Giovanni Descalzo (1902-1951), delicato poeta e narratore, splendido esempio della forza di una vocazione letteraria che ha saputo prevalere su condizioni ambientali difficilissime; una ragazza non identificata; Leonardo Sinisgalli (1908-1981), poeta di gusto ermetico, felice prosatore, dirigente d’industria (Olivetti, Pirelli, Agip), fondò per Finmeccanica la rivista «Civiltà delle macchine»; Quasimodo e, seduto, Carlo Bo.